39 anni fa l’omicidio di Boris Giuliano, il poliziotto ‘moderno’

  • 29 Luglio 2018

Raccontano i testimoni che il killer, un giovanissimo Leoluca Bagarella, tremava come una foglia impugnando l’arma con cui stava per assassinare la sua vittima: Boris Giuliano, poliziotto moderno che si era formato all’accademia di Quantico dell’Fbi, l’investigatore che per primo scoprì che Cosa nostra raffinava l’eroina “in casa”.

Bagarella aspettò che entrasse, come faceva ogni mattina, nel bar sotto casa, il Bar Lux, in via Di Blasi, a Palermo. Lo chiamò perché si voltasse e fece fuoco. Era il 21 luglio del 1979 e quello di Giuliano fu uno dei primi omicidi eccellenti, spartiacque nella guerra che i clan dichiararono allo Stato.  Da allora sono trascorsi 39 anni e, nel giorno dell’anniversario della morte, la Polizia di Stato ha voluto ricordare la figura del poliziotto nel corso di una cerimonia a cui hanno partecipato, tra gli altri,  il questore Renato Cortese e il sindaco Leoluca Orlando.
Nato a Piazza Armerina nel 1930, grande lettore di gialli, una passione per le indagini, entrò in polizia nel 1962.  La sua formazione continuò negli Stati Uniti, dove strinse rapporti di collaborazione con l’FBI e la DEA.
Fiuto investigativo e una umanità rara, portò alla Mobile di Palermo un metodo nuovo: il lavoro di squadra. Riuscì a disegnare una mappa delle famiglie mafiose basandosi sugli omicidi commessi nei vari quartieri e nelle periferie, creò un archivio con le informazioni raccolte su ogni indagato.
Indagò sugli omicidi dei giornalisti Mauro De Mauro e Mario Francese, e sull’agguato costato la vita al segretario provinciale di Palermo della DC, Michele Reina.
Sua l’intuizione  delle tratte della droga tra la Sicilia e gli Stati Uniti. Un mese prima di morire, grazie al lavoro svolto con le agenzie federali statunitensi, FBI e DEA, sequestrò all’aeroporto di Palermo due valige con 500mila dollari, la parcella pagata da famiglie mafiose d’oltreoceano a quelle sicule per l’eroina. Pochi giorni dopo, all’aeroporto di New York, furono trovate delle borse con una partita di droga proveniente da Punta Raisi per un valore di 10 miliardi di dollari. Era la conferma del traffico di stupefacenti tra i clan dei Bontade, degli Spatola, e degli Izerillo e la mafia americana.

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