Sulla scia del successo della prima edizione del progetto nato lo scorso anno, e curato da Alessandro De Lisi, per celebrare la memoria di tutti coloro che hanno sacrificato la propria esistenza contro le mafie e per ricordare con passione e vitalità gli uomini e le donne assassinati nel 1992, torna Spazi Capaci-Comunità Capaci. Con la prima proposta si è voluto intervenire con opere permanenti e temporanee nei luoghi della vita e della vittoria sulla mafia della comunità e dei singoli: l’Albero Falcone, l’Aula Bunker (via Duca della Verdura – via Sampolo), piazzetta Beato Pino Puglisi nota come piazza Anita Garibaldi a Brancaccio.
Per l’edizione del 2022 con una costruzione a fasi progressive che arriveranno fino al 2023, trentesimo anniversario delle stragi dei Georgofili a Firenze, di Milano in via Palestro e a Roma a San Giovanni al Velabro, è stato rivolto un nuovo appello alla partecipazione ad autori quali Gerald Moroder, Gregor Prugger, Fabrizio Senoner, Gustav Willeit, Peter Demetz, Velasco Vitali, Arcangelo Sassolino tutti protagonisti del panorama internazionale delle arti visive e plastiche del superumano contemporaneo.
La particolare e sentita adesione della Provincia Autonoma di Bolzano, della Comunità Ladina, di diversi imprenditori privati del territorio, dei comuni capofila di Ortisei e Brennero significano un’ulteriore saldatura di unità nazionale con le arti contemporanee, che, con ironia e poesia, intende sottolineare quanto sia di tutti il dovere di impegnarsi in prima persona contro il ricatto criminale: se riguarda i siciliani e i tirolesi, in un grande abbraccio e in un unico appello riguarda tutti, il Paese intero.
Le loro opere, realizzate in esclusiva per la Fondazione Falcone, verranno esposte a Palermo in luoghi di cultura e arte come lo Spasimo, epicentro complessivo dei luoghi d’infanzia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
La prima fase del progetto di design sociale è stata inaugurata alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
Il palco al Foro Italico è costituito da un’architettura temporanea di nove container, tutti per metà trasparenti e arredati da aziende premiate dal compasso d’oro del design italiano (Viabizzuno + Plank) e rappresenta il cantiere ospitale per il futuro: terrazze per ospitare il Paese e guardare la città con prospettive inattese. Un progetto di Chiara De Battista e Alessandro Dubini con la cura di Alessandro de Lisi. La struttura attraverserà l’Italia e visiterà diverse città, da Taranto a Bolzano nei prossimi mesi.
Santa Maria dello Spasimo- L’albero dei tutti – Gregor Prugger – L’opera è un colossale abete dolomitico d’alta quota, destinato ad essere abbattuto secondo le disposizioni in materia di riserve energetiche. Ora rappresenta, alle estremità di ciascuno delle centinaia di rami, una scultura ritratto dei protagonisti della lotta alle mafie, come fossero gemme, come fosse l’intera opera l’ibrido tra naturale e artificio più imponente e fragile della scena internazionale della scultura contemporanea. L’albero viaggerà, come una zattera, in cerca di nuovi spazi in diverse città italiane ed europee, dove raccontare le storie che ora manifesta come indici puntati dritti al petto della nostra collettiva caparbia indifferenza.
Santa Maria dello Spasimo- Il trionfo della memoria – Peter Demetz – Una colossale pala d’altare laica, la porta di un trapasso o di un ritorno, che raffigura in una complessa prospettiva, il ritratto inequivocabile e umano di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Una porta di luce, un catafalco, un bastimento, come un frammento colossale di un’istantanea che ritrae sempre la stessa preoccupazione: non avere abbastanza tempo prima della fine. Questa è un’opera capitale, non usando più il legno naturale Demetz rompe gli schemi e trasforma la tradizionale cornice nelle sue opere nella blindatura più robusta possibile, per proteggere ancora e ancora quelle due figurine, così sole, così indomabili.
Quattro Canti– Elisa – Arcangelo Sassolino – Nel salotto della più fragile grande bellezza dell’architettura storica della città di Palermo, la brutalità del cemento, seppur temporaneo, e l’ottusità della macchina demolitrice, che mangia tutto, anche il suo stesso altare di presunzione. Opera dissacrante, spastica, accusatoria verso quella palude culturale che fa urlare contro l’arte contemporanea nei luoghi storici e premia gli indifferenti, ai moderati che negli anni hanno taciuto sull’abusivismo speculativo di Cosa nostra e del Sacco di Palermo. La bestia bianca, come un sepolcro, come un demonio di ferraglia, è una provocazione passeggera, come un improvviso riflesso sconcertante nello specchio di un’inattesa vetrina che ci rivela come davvero siamo, ipocriti e fragili.
Varie parti della città– Opzione 2 – Fabrizio Biz Senoner – Una campagna di affissioni “abusiva” di manifesti candidi come lenzuoli, bandiere vitali sulla scelta sempre viva se sottomettersi o ribellarsi, anche riconoscendo i propri errori. Una catena di parole e il loro contrario, opzioni difficili, dove legalità e legalità rischiano sempre di confondersi. Per la comunità dell’Alto Adige, alla quale Senoner appartiene, il tema dell’opzione è un costante disturbo, dove scegliere per legge a quale gruppo etnico si appartenga per lavorare nella pubblica amministrazione, come se fosse davvero possibile ancora immaginare un’origine esatta come una lapide piuttosto che una lunga area d’ombre che riflettono il lungo passato di ciascuno. Opzione per definire se si è ladini, tedeschi o italiani altoatesini oppure opzione se contro la mafia oppure no di una comunità che così può rileggere il proprio presente.
Chiesa di san Domenico – La notte delle resurrezioni Branco a San Domenico – Velasco Vitali – Capaci – Risorto da combattimento di Gerald Moroder, a pochi passi dal tunnel dove esplose il tritolo mafioso in autostrada il 23 maggio del 1992. I progetti speciali dei due artisti restano ad oggi ipotesi: un branco di fiere che divenute custodi, dopo un pellegrinaggio laico di un anno nei luoghi simbolo della rinascita e della lotta alle mafie a Palermo, dall’Aula Bunker alla facoltà di Giurisprudenza dove studiarono Falcone e Borsellino ragazzi, si trasformeranno in custodi, in illuminati pastori di un gregge alla deriva? abiteranno la chiesa colossale di San Domenico? La stessa dove si svolsero i funerali di Falcone, della moglie Francesca Morvillo, di Vito Schifani, di Rocco Dicillo, di Antonio Montinaro, poliziotti di scorta dei giudici assassinati. Quale sarà la loro prossima tappa di arte contemporanea che abbaia nella notte della Repubblica tutte le domande inevase che meritano tutta la verità senza tentennamenti.
Il risorto, l’opera di Moroder, fatta di un impasto resinoso fragilissimo di una densa farina di terra e sassi prelevati dal luogo della strage, materia nuova, non commerciale, non equivoca, non estetica, è un esclamativo della memoria. Sottile, dritto, riuscirà a raggiungere la verità? Quella verità irrisolta di una città che si era girata dall’altra parte, negli ultimi anni della vita di ciascuno dei caduti bestemmiatrice, egoista e collusa riconoscerà la materia della verità più spirituale possibile: terra eravamo e terra siamo, fatti della stessa sostanza della lotta e della fatica più inarrestabili.